Adriano Avanzini
Nato sulla sponda lombarda del lago di Garda nell’aprile del 1957. Diplomato in grafica e successivamente al Liceo Artistico Hajech di Milano. Nel 1985 interrompo gli studi di filosofia per dedicarmi interamente all'attività di grafico pubblicitario. Vivo e lavoro a Castelletto sopra Ticino.
Art direction e percorso artistico
Da più di 25 anni lavoro nel campo della comunicazione come art director e copywriter collaborando con diverse agenzie di comunicazione. La mia attività artistica, che ha preso avvio da questa “palestra creativa”, ha inizio quattro anni fa con una prima ricerca di linguaggio espressivo astratto.
La necessità della sperimentazione, nella ricerca di un linguaggio artistico personale, porta a misurarmi con l’interpretazione creativa di soggetti legati alle canzoni di De Andrè. Un percorso utilissimo, pur con molti limiti, che ha permesso di individuare uno stile espressivo che sarà in seguito sempre più personalizzato e che culminerà con la serie di lavori che vanno sotto il titolo Le stanze (Alcesti, Ritratti, Figura sdraiata, Sirena, per citare solo alcuni esempi).
Il nuovo e il più antico
E’ il titolo della mostra personale che si svolge a Genova nel 2007, in cui espongo Le stanze. Nel 2008 gli stessi lavori vengono presentati anche alla personale di Cannero Riviera, arricchendosi di nuovi soggetti fra cui Anima mundi, Citazione, Ritratto con dedica, Tango, Natura morta, lavori in cui giunge sempre più a maturazione lo stile inaugurato con Le stanze.
Linguaggio di confine
Stratificazioni di forme, segni, colori, linee fragili di graffito, danno forma a figurazioni archetipiche, idoli forse e, a volte, solo semplici figure antropomorfe, che paiono appartenere a un tempo e a uno spazio indefinito, indefinibile.
Questo percorso artistico, di cui parlano soprattutto i lavori esposti nelle mostre di Genova e Cannero Riviera, procede verso la ricerca creativa di un linguaggio sempre più articolato, continuamente oscillate tra moderno e antico; e ora, sulla linea di quel confine, prende forma e si sviluppa su nuove polarità: interno, esterno; luce, ombra; presente, passato; conscio, inconscio.
Presa diretta
Ed ecco le “maschere”, griglie intellettuali, coordinate dell’interpretazione razionale, che rappresentano allo stesso tempo il linguaggio ordinatore della visione e il tentativo del suo superamento. La maschera è barriera e passaggio, ostacolo e possibilità, nascondimento e scoperta. E’ punto di vista, prospettiva, geometrica e culturale.
Ciò che mi interessa è “rendere visibile” una realtà che con la ragione condivide i confini della mente umana ma che ha bisogno di altri strumenti per essere “compresa”. Il movimento che si produce non è quello che mira a dare rappresentazione a qualcosa che si pretende così di conoscere meglio, bensì quello che desidera tornare alle cose al di qua della loro costruzione scientifica e intellettuale e delle parole che la dicono.
Gli invisibili
Gli invisibili sono l’esempio più significativo (il trittico) di quest’ultima ricerca. Una serie di lavori eseguiti a cavallo del 2008/2009, in cui l’utilizzo del ferro, tagliato, bucato, entra decisamente a far parte del quadro.
In queste pitture-sculture, quello che si ha di fronte è una cosa che non si lascia mai afferrare definitivamente, anche quando sembra di intuirne le sembianze, mostrandosi in una forma che, pur non riconducibile a nulla di reale, un poco ci trattiene a chiederci cos’è.
Quel tanto che basta perchè la si avverta come un’intensità espressiva, del colore,
del ferro tagliato, dell’insieme.
Di questa serie fanno parte anche Grattacieli a vento, Totem (eseguiti su carta), Don Chisciotte, Binder. Frutto anch’essi di una ricerca che procede verso quella che sembra essere la cifra artistica stilisticamente e concettualmente più matura e feconda.
