Rendere visibile
Aprire tagli, fenditure, su masse di colori e forme, su una realtà mobile, ombrosa, instabile. Ciò che mi interessa è operare delle aperture, rendere possibile un cambio di visione; anche a costo di concedere spazio all’instabilità e all’incertezza.
Il movimento che si produce non mira a dare rappresentazione a qualcosa che si pretende così di conoscere meglio, ma a “sporgersi oltre” su tutto ciò che sta al di là della costruzione scientifica e intellettuale e delle parole che la dicono.
L’io diventa semplice testimone, assiste, vede, mostra quello che c’è. Siamo al limite del linguaggio, sulla soglia di ciò che è spiegabile con i segni e le parole. Il quadro allora non sarà la traduzione di un pensiero già chiaro che vuole dare senso a ciò che vediamo ma, il senso, sarà il risultato di un semplice “rendere visibile”.
La sua realtà può essere percepita come forza, intensità, attrazione. L’identità di forme e colori che può assumere, è frutto di pura intuizione creativa, non più vincolata alla descrizione e libera da significati precostituiti. La materia di cui si compone è il peso e la forza di penetrazione del ferro tagliato, l’intensità dei colori, l’attrazione magnetica delle forme.
gennaio 2010

Trittico "gli invisibili"- 2009
pannello intonacato, olio, ferro
312x113